Gik, questo il nome del vino colorato, è figlio di un pugno di markettari spagnoli: “noi non siamo vignaioli”, “noi siamo creatori”. E’ stata questa la leva con la quale gli “innovatori” hanno creato un prodotto radicalmente diverso. I ragazzi ci hanno visto giusto: è bastato aggiungere un po’ di colorante naturale a un anonimo vinello spagnolo per conquistare i mercati e ambire all’export americano. Un mix tra un’opera futurista e il sogno alcolico di Grande Puffo, un’ode alla propria cultura spagnola e alla tradizione vinicola, posizionatela nella visione che più vi consola ma di sicuro i giovani imprenditori ci hanno visto lungo e hanno voluto realizzare un vino per i non-intenditori, per i non-operatori di settore.
L’ispirazione al blu arriva dopo la lettura del libro “La strategia Oceano Blu” di Chan Kim e Renée Mauborgne, un saggio di marketing che ha formulato un nuovo postulato per le aziende: operare in oceani blu invece che in oceani rossi, ovvero in settori non macchiati dalla violenta competizione. Da questa metafora i produttori hanno tratto l’idea di trasformare una bevanda rossa in una blu, con l’aiuto dell’Università dei Paesi Baschi e di AZTI Tecnalia, il centro tecnologico del Governo Basco che si occupa di innovazione nel campo alimentare.
Eccoci quindi ad “assaporare” sui social la bevanda must-have di questa stagione purtroppo non ancora vendibile in Italia ma di sicuro la più postata su instagram in questa estate 2016, spopola infatti tra i giovani millennials “la blu zaffiro del Gïk” grazie alla sua colorazione che rimanda a quella di alcuni cocktail, come ad esempio l’Angelo Azzurro, ma il sapore è lo stesso dei vini più comuni. Il coloreblu del vino, è stato scelto per evocare un senso di libertà e infinito, ed è stato ottenuto grazie all’aggiunta di alcuni pigmenti naturali (indigo e antocianine) presenti nell’uva.
Ora non resta che aspettare il suo impatto sul mercato!