La versione spirituale della ghiandola pineale

Non starò qui a scrivere di come aprire il terzo occhio, di chi comanda il mondo e delle tecniche efficaci su come attivare la ghiandola pineale, non è il mio intento. Parlarne è già ambizioso e a mio tempo, averne sentito parlare è stato illuminante.

Più esattamente il terzo occhio o il chakra della corona, non è solo un concetto spirituale ma esiste davvero nel nostro corpo ed è una ghiandola endocrina del cervello che crea e secerne degli ormoni nel nostro corpo.

Il termine che dà il nome a questa ghiandola, quindi “Pineale”, è derivato semplicemente dalla forma che questa ghiandola ha, ovvero la forma di una pigna.

Da un punto di vista olistico, non tutte le religioni e le filosofie hanno saputo cogliere il vero simbolismo legato alla ghiandola pineale e ispirarsi a questa antica conoscenza, così come la medicina ortodossa non si è mai preoccupata troppo di effettuare ricerche approfondite. Anticamente si credeva che queste speciali facoltà fossero riservate esclusivamente ad esseri superiori, illuminati, in contatto con Dio. Ma non è così.

La conoscenza della ghiandola pineale e l’associazione con il cosiddetto “terzo occhio” (l’occhio che tutto vede) risale a tempi molto antichi e possiamo trovarne rappresentazione in varie culture nel corso della storia umana.

In poche parole la ghiandola pineale è il collegamento con il mondo invisibile, il mondo dello Spirito. Argomento che gli sciamani, ad esempio, conoscono molto bene.  L’occhio che è in grado di vedere la realtà, che non è quella che appare ai nostri occhi fisici ma quella più “sottile”, celata dal cosiddetto “velo di maya”. Il terzo occhio, nell’antica tradizione induista e buddista, corrisponde con il sesto chakra (Ajna) situato al centro della fronte tra le sopracciglia. Questo centro rappresenta l’occhio interiore, in grado di percepire la realtà oltre la visione ordinaria, è la porta della chiaroveggenza e della visione superiore. Il terzo occhio è la connessione con la propria mente intuitiva, con il Sé Superiore, diciamo pure con la propria Anima.

Ne fu affascinato anche Michelangelo: studiosi e storici dell’arte hanno da tempo riconosciuto che egli abitualmente faceva ampio uso del simbolismo in pittura e scultura, ed era anche appassionato di enigmi visivi. Nella sua opera più famosa “la Creazione”, si nota il profilo inconfondibile della sezione trasversale mediosagittale di un cervello umano. L’interpretazione tradizionale di questa scena è che Adamo non venga fisicamente creato, ma sia in procinto di ricevere qualcosa di importante, ma sottile, dalla mano di Dio. Più che creazione di Adamo, infatti, l’affresco, il punto centrale nella volta della cappella, rappresenta il completamento dell’uomo, ciò che lo rende immagine e somiglianza di Dio. La languida postura di Adamo è raffigurata mentre si desta dal torpore, del tutto opposta all’energica postura del Creatore. La composizione permette allo spettatore quasi di percepire il passaggio di una scintilla fra due poli opposti, scintilla che scorre tra le dita protese.

Nella sua rappresentazione quindi, Michelangelo considera l’Anima e gli organi attraverso i quali si manifesta, come sostanza Divina e ritrae il matrimonio mistico nel talamo, come la realizzazione di Dio nel cervello umano.

Il significato nascosto è che per arrivare all’ illuminazione, bisogna passare per la morte dell’ego attraverso il nostro IO Superiore per liberare cuore e mente dagli aggregati arcontici.

Un buon punto di partenza per comprendere il messaggio intrinseco è partire dal significato della parola Cristo (dal greco ΧριστόςChristós). L’accezione occidentale della religione cristiana lo intende come Gesù, ma tutti siamo Cristo così come siamo tutti Budda. Cristo significa unto (per approfondimenti clicca qui) e simbolicamente fa riferimento alla scintilla divina, a quel simbolismo solare molto in voga tra i primi cristiani, alla luce solare cristica.

Ed  proprio questo il segreto della nostra esistenza che Michelangelo voleva comunicarci nella sua opera, che di certo evidenzia e conferma uno dei principali enigmi a cui l’umanità in generale non ne è consapevole, la capacità di creare gli eventi attraverso l’elaboratore per eccellenza, che è il nostro cervello, che sfocia nella sua completezza nella mente collettiva, che a sua volta definisce i mezzi per comprendere il mistero della vita. È il “linguaggio” adoperato della Coscienza per sperimentare la Grandezza dell’ Esistenza.